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  La solitudine dei numeri uno
 

La solitudine dei numeri uno

Non so quanti di voi hanno letto l’interessante romanzo scritto da Paolo Giordano “La solitudine dei numeri primi”.
Il titolo da solo mi intrigava, data la passione per i numeri che ho avuto sin dall’infanzia; si aggiunga, poi, che l’autore è ricercatore universitario di fisica, altro dote dello scrittore che depone a suo favore. Infine, ma non ultimo, la recensione di mia moglie che me ne ha consigliato la lettura perché sosteneva che il protagonista aveva un carattere che somiglia al mio.
Devo dire, in realtà, che il romanzo non mi ha entusiasmato: la storia durante l’adolescenza dei due protagonisti mi ha trasmesso una sensazione di fastidio; più interessante la porzione del racconto che si svolge nell’età adulta di Alice e Mattia.
Per quanto riguarda l’osservazione di mia moglie, credo di essere stato più positivo di Mattia nella mia adolescenza, anche se pure la mia è stata segnata dal lutto; maggiori affinità ho trovato con il Mattia adulto.
Tralasciando i contenuti del libro, resta interessante l’allusione matematica del titolo.
I numeri primi sono numeri naturali speciali, divisibili solo per se stessi e per uno; se ne stanno come tutti gli altri schiacciati tra due numeri, ma hanno qualcosa di strano, si distinguono dagli altri e conservano un alone di seducente mistero che ha catturato l’interesse di generazioni di matematici. Fra questi, esistono poi dei numeri ancora più particolari e affascinanti, gli studiosi li hanno definiti “primi gemelli”: sono due numeri primi separati da un unico numero. L’11 e il 13, il 17 e il 19, il 41 e il 43… A mano a mano che si va avanti questi numeri compaiono sempre con minore frequenza, ma, gli studiosi assicurano, anche quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatterà in altri due gemelli, stretti l’uno all’altro nella loro solitudine.
Sono queste notazioni matematiche che si sono profondamente impresse nel mio animo, più del romanzo stesso; nelle proprietà dei numeri primi, vedo un parallelo con il ruolo del portiere. Questo è il motivo per cui ho voluto intitolare questa rubrica LA SOLITUDINE DEI NUMERI UNO, parafrasando il titolo del racconto.
In fondo il portiere è un calciatore come gli altri della sua squadra, ma è diverso dagli altri; lo si vede già dalla sua divisa; poi può utilizzare anche le braccia, arti negati agli altri giocatori.
Spesso i portieri sono contrassegnati dal numero 1, che è il primo numero primo.
L’errore di un calciatore di movimento può essere compensato dai suoi compagni; quello del portiere comporta quasi sempre una segnatura della squadra avversaria.
Un ruolo complesso dove la testa conta quanto (e forse più) del fisico.
Queste sono le considerazioni che mi hanno indotto a creare questa rubrica, che curerò io, ma che è aperta ai contributi esterni, in particolare ai colleghi portieri.
Arrivederci a presto!
Massimo De Iorio
 
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